Rispondendo ad una lettera inviata al suo giornale, il direttore de "Il Giornale", Vittorio Feltri,a proposito della vicenda Boffo (il direttore di Avvenire costretto a dimettersi dopo una violentissima campagna stampa scatenatagli contro proprio da Feltri) ha testualmente scritto:
"Nonostante ciò, personalmente non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziale che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme, un secondo documento (una nota) che riassumeva le motivazioni della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali. Infatti, da quelle carte, Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato".
Le ragioni per le quali Feltri ha operato l'ennesima azione di killeraggio a mezzo stampa sono note a tutti e su di esse è inutile soffermarsi.
Quello che qui mi preme sottolineare è che in qualsiasi corso per giornalisti principianti la prima regola che ti insegnano è che per diventare un buon giornalista ( un buon giornalista, non una firma di grido) devi innanzi tutto imparare a controllare l'attendibilità delle tue fonti e della notizia: il giornalismo, quello vero, quello che fa un servizio ai lettori, prima verifica e dopo pubblica; se prima pubblica e poi verifica è giornalismo-spazzatura.
domenica 6 dicembre 2009
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