lunedì 9 febbraio 2009

Se la Chiesa scende in campo

Sulla vicenda di Eluana Englaro molto – troppo- si è già scritto e detto, e non sarò certamente io ad aggiungere parole a parole.
C’è un aspetto però, sul quale, come persona di formazione cattolica, vorrei soffermarmi, perché a mio avviso esso costituisce un elemento di rottura nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato in Italia.
La dottrina sociale della Chiesa, a partire dal Concilio Vaticano II,è stata improntata sul principio fondamentale dell’autonomia della sfera civile da quella religiosa. In proposito, basti citare questo passaggio della Gaudium et Spes:
Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque, agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro cooperazione a quanti mirano a identiche finalità. Nel rispetto delle esigenze della fede e ripieni della sua forza, escogitino senza tregua nuove iniziative, ove occorra, e ne assicurino la realizzazione. Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del magistero.”
Dalla Gaudium et Spes in poi numerosi documenti ecclesiali hanno ribadito la responsabilità dei laici cattolici nel concreto impegno socio-politico e nella scelta delle soluzioni tecniche, riservando alla Chiesa la funzione profetica di affermazione dei valori religiosi, di formazione ed orientamento delle coscienze.
Ed è proprio su questo punto che quanto è accaduto a proposito della vicenda Englaro lascia perplessi. Infatti, la Chiesa italiana, attraverso le prese di posizione di suoi altissimi rappresentanti, non si è limitata a proclamare e difendere il valori della tutela della vita in tutte le sue forme,anche le più sofferenti, ma è intervenuta pesantemente e direttamente nel conflitto istituzionale che si è aperto tra Governo e Presidenza della Repubblica. Nel momento in cui si esprime un parere fortemente positivo sulla decisione del Governo di approvare un decreto legge e si censura il Presidente della Repubblica che quel decreto ha ritenuto di non poter emanare, si entra in una valutazione diretta degli strumenti che uno Stato laico deve utilizzare e si scende sostanzialmente in campo nel conflitto politico.
Se davanti a quanto è accaduto venerdì scorso attorno al decreto-legge i rappresentanti della Conferenza episcopale – così come peraltro ha fatto il Papa in più occasioni – si fossero spesi, pur con comprensibile enfasi,per ribadire che la Chiesa sostiene tutte le iniziative che possono preservare la vita, chiedendo che si trovassero anche gli strumenti legislativi più idonei per perseguire tale scopo, nessuno avrebbe potuto sollevare delle perplessità. La scelta ,invece, di dare un giudizio sulle soluzioni tecniche adottate espone la Chiesa al rischio di essere considerata “parte” attiva dello scontro tra opposti schieramenti, con tutte le conseguenze negative del caso anche in riferimento alla stressa autonomia ed autorevolezza della missione ecclesiale.
C’è poi un altro aspetto da considerare. Se la Chiesa si avventura nella valutazione delle soluzioni tecniche più idonee che uno Stato deve adottare a difesa della vita, qualcuno potrà chiedergli conto del perché la stessa Chiesa non faccia una battaglia altrettanto energica contro la vendita indiretta da parte dello Stato di sigarette ed alcol (vendita dalla quale lo Stato ricava corposi introiti), atteso che fumo ed alcol – è scientificamente ed inoppugnabilmente provato – sono la causa diretta di tante malattie incurabili e di tantissimi morti…..

1 commento:

  1. Quanto è successo sicuramente non è cosa da poco. Certo, forse, ci si dovrebbe chiedere come la famiglia di Eluana sia arrivata a questa scelta dolorosa. D'altro canto le istituzioni si sono imbarcate in una discussione che riflette lo sconquasso in cui l'Italia versa. Anche io, spesso, mi sono chiesta perché la Chiesa non si batta con altrettanto vigore su altre questioni vitali. Ciò che ritengo deplorevole è l'atteggiamento di condanna, che nasce dal giudizio. In questi casi possiamo solo avere COMPASSIONE, quella vera e soffrire con chi soffre.
    F.Sottilotta

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